venerdì 15 febbraio 2008

matematica

Così, tutto d'un tratto mentre ercavo disperatamente di capire qualcosa dei venti esercizi che devo fare da tre settimane mi è venuto questo flash, di me il penultimo giorno di vacanza distesa sulla neve sotto un cielo di stelle, tante come non ne avevo mai viste, tutte luccicanti. Una stella, un sogno. Avrei potuto averne milioni in quel momento. E l'unica cosa a cui pensavo era che anche a te quel cielo sarebbe piaciuto, che magari avresti voluto vederlo anche tu, perchè qua a trieste le stelle non sono così, non brillano, la via lattea non si vede e di solito neanche il piccolo carro. E invece quella sera, su quella montagna, sembrava quasi di poter toccare l'universo con un dito, anzi con due, il mio e il tuo.
E da li ripensare ad un altro giorno e ad un altro ragazzo, a tanti anni fa, a quel paesino della Croazia con la casetta sulla spiaggia, a quando io e Roberta abbiamo deciso che quella sera non era fatta per dormire, e siamo scese in spiaggia a fare il bagno nella luna, una luna riflessa sul mare. E tutte e due a dire "vorrei che ci fosse anche lui qui con me". Perchè non ci bastiamo mai, non si può vivere di se stessi, si finisce con l'estromettersi dalla realtà. Non siamo fatti per stare da soli.
Tornano i quadretti, i numeri e la fretta di finire presto quegli otto esercizi che mancano, per poter uscire finalmente a cenare con tutti, tutti quelli che considero "gli amici". E poi in teatro; non abbiamo mai visto uno spettacolo serio tutti e venti insieme, hissà come sarà questa prima volta. Di nuovo persa nei pensieri. La matematica fa sognare.

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